L’edizione 2020 del diVento festival – svoltosi la settimana scorsa ed ideato e promosso dal Circolo Culturale “Tullio Colsalvatico” di Tolentino – con incontri di musica, poesia, teatro, cinema, fotografia e incontri con autori e artisti, è stato uno dei primi eventi a Tolentino, e in tutte le Marche, successivi alla quarantena sociale imposta dalla pandemia di coronavirus. Provvidenziale sembra il tema intorno a cui è ruotata l’iniziativa, quel “volto” che ci è stato tolto proprio dall’imperversare del virus e restituito solo attraverso gli schermi del computer. La particolarità del festival è quella di una compagnia di amici e artisti che, oltre all’organizzazione, si sono confrontati con i propri lavori col tema. E’ proprio questo gruppo di amici che si è recato a Roma, dove ad accoglierli hanno trovato, negli uffici della sua casa di produzione cinematografica, il regista Pupi Avati. Le sue parole sul volto e il cinema, sulla ricchezza interiore degli attori più timidi, sulla forza e verità di chi ha sofferto di più, che il pubblico ha potuto ascoltare nel video di introduzione, hanno dato l’impronta al festival. Gli amici che l’hanno realizzato hanno lavorato continuamente, nella preparazione precedente e nei giorni dell’evento: dal presidente del Circolo Colsalvatico, Franco Maiolati (insieme a Gianna Belloni, a Claudio Santinelli, a Desy Michelini), a Fiorella Sampaolo, le cui fotografie hanno dato letteralmente il volto al festival, all’intensa interpretazione teatrale di Stefania Terrè e Giulia Merelli, quest’ultima di un testo di Alessandro Pertosa, alla musica che ha dato continuità alle tre serate con gli interventi di Ludovico Peroni, Daniele Cannella e Alessandro Pellegrini, fino ai poeti marchigiani che hanno incarnato il tema con la voce dei loro testi durante l’ultima serata. Il desiderio di incontro “in presenza”, di uscire e vedersi in volto e pensare assieme al senso di questo è stato sottolineato dalla presenza di un pubblico numeroso a tutti gli eventi (il massimo di quanto consentito dalla attuali norme). Desiderio vero e profondo di conoscere il significato del nostro volto nel contesto di un mondo cercato e ritrovato insieme.