Nella ricorrenza dei 35 anni dalla creazione da parte di un gruppo di giovani amici del Circolo Culturale “Tullio Colsalvatico”, la riflessione – con la gratitudine per le tantissime belle esperienze che è stato possibile vivere nel suo ambito – cade soprattutto sul significato e possibilità di presenza, in un momento in cui la circostanza che tutti stiamo attraversando incide in modo rilevante su condizioni di vita, abitudini e possibilità stessa di  incontro tra le persone.

In questo tempo di grande incertezza e preoccupazione per il futuro, non possiamo eliminare le domande che inesorabilmente sorgono: che senso ha ciò che abbiamo vissuto e che ci succede oggi? Dove poggia la nostra consistenza umana e cosa e chi puoi dare vita alla speranza?  Cosa hanno a che fare queste domande con la nostra proposta culturale e con la concezione stessa che noi abbiamo di cultura?

Prima dell’emergenza del Covid-19 avevamo già in mente alcune iniziative di particolare rilievo (insieme ai piccoli gesti che eravamo soliti proporre più frequentemente e che si tenevano regolarmente nel corso dell’anno, come ad esempio l’aiuto allo studio settimanale per i ragazzi, dalle elementari alle superiori), avendone già fissati i contorni essenziali, fino alla individuazione delle date e dei luoghi.

Ci siamo posti la domanda se ora avessero più senso, se valesse ancora la pena spenderci lavoro, energie, risorse per attuarle. Ci siamo accorti come la risposta non potesse derivare da strategie più o meno intelligenti e previsioni ottimistiche (“andrà tutto bene”), quanto dalla ripresa cosciente di ciò che ci muove: “la nostra presenza non è per riempire un vuoto, ma per comunicare un pieno che stiamo vivendo”, ci veniva richiamato qualche anno fa.
E proprio a consuntivo di questi 35 anni abbiamo potuto verificare che quando le proposte culturali sono nate dal riconoscimento del bene vissuto, dal “gusto del vivere” sperimentato e dal desiderio di comunicarlo, hanno prodotto in noi una accresciuta consapevolezza e stupore e riconoscimento in molti che abbiamo incontrato.  In altre occasioni in cui invece è prevalsa la sola preoccupazione strategica ed organizzativa, pur con evidente successo per la partecipazione di pubblico e per la notorietà, è restata una soddisfazione effimera, che poco ha costruito.

Il “vale la pena” dipende quindi solamente dal richiamarci la certezza su cui si basa la nostra vita, data per molti di noi dal riconoscimento di Cristo come fatto presente nella nostra vita e nella storia dell’uomo.
Questo ci dà l’ardore e “l’ingenua baldanza” (anche nei superstiti di questi lunghi 35 anni!) con cui abbiamo deciso di rimetterci in moto.

Forme, spazi, modi assumeranno contorni diversi, che stiamo valutando e definendo giorno per giorno, nel rispetto delle condizioni che la realtà ci chiede. Ma vogliamo comunicare fin da ora alcuni dati essenziali del lavoro che abbiamo ripreso.

Intanto abbiamo ricominciato a frequentare la nostra sede per alcuni gesti ed incontri, rispettando quanto richiesto riguardo ad igienizzazione, distanze e dispositivi di protezione individuali.

 

  1. Ecco quindi la prima ed imminente iniziativa che proporremo dal 24 al 26 luglio prossimi.

Si tratta della seconda edizione del “diVento festival”, promosso lo scorso anno partendo dalla riflessione sul senso della vita e sul suo divenire, sui suoi cambiamenti provocati dalle circostanze (pensando, allora, in particolare al terremoto).

Ci siamo accorti come ha rappresentato una bella occasione di incontro tra varie esperienze umane ed artistiche, coinvolgendo artisti in ambito regionale e nazionale (tra essi citiamo Beatrice Fazi, con il suo spettacolo “Cinque donne del Sud” e Davide Rondoni, con il suo ultimo libro su Leopardi “E come il vento…”, Gianfranco Lauretano, con il suo incontro con i poeti) ed è stato per noi uno stimolo a continuare.

Già dall’inverno scorso abbiamo iniziato a delineare un’edizione successiva, individuando come tema “IL VOLTO”. È, il volto, ciò che siamo? Come guardiamo, ognuno, il volto dell’altro? Può essere il volto dell’altro un bene per me? Quali volti guardiamo per essere aiutati nella nostra vita? … Molte sono le domande che ci hanno coinvolto nella scelta del tema, a cui – con quell’ironia che la realtà mostra spesso – si aggiunge un’ulteriore domanda sul senso del volto, ora che non possiamo mostrarlo e guardarlo l’un l’altro, coperto dalla mascherina.

Il programma che stiamo precisando attraverserà gli stessi riferimenti di musica, poesia, teatro, incontri, fotografia, con dettagli che si stanno definendo e con qualche grande sorpresa di partecipazione.

Un cenno solo ai due grandi appuntamenti che vorremmo proporre nell’anno, successivamente al “diVento festival”.

 

  1. Quest’anno ricorrono i 40 anni dalla morte di Tullio Colsalvatico (20 settembre):sarebbe dovuto essere un primo punto di arrivo nello studio della sua opera e vita, in tutti i suoi aspetti. Il blocco di questi mesi dilaterà i tempi, quindi l’anniversario della morte sarà l’avvio del lavoro, per arrivare alla successiva ricorrenza dei 120 anni dalla nascita (21 agosto 2021). Partiremo con il costituire un Comitato Scientifico, con cui definire gli ambiti di studio e di lavoro.

 

  1. L’ultima iniziativa, potremmo dire “a grande richiesta” (“non avrete mica intenzione di sospendere il vostro premio sull’umorismo proprio ora, che invece può aiutare a capire il senso di ciò che viviamo!?” ci è stato quasi intimato da varie parti, accogliendo molti altri sostenitori), è la continuazione del Premio Colsalvatico “L’umorismo, un modo di guardare la realtà”, che va avanti con cadenza biennale, dal 2002, come contributo originale alla tradizione dell’umorismo a Tolentino. Il bando uscirà entro l’estate, la premiazione prevista in autunno. Speriamo possa avere degno spazio tra le iniziative che la città avvierà riguardo l’umorismo.