“Per la Giornata Missionaria Mondiale di quest’anno ho scelto un tema che prende spunto dal racconto dei discepoli di Emmaus, nel Vangelo di Luca: ‘Cuori ardenti, piedi in cammino’… Nel racconto evangelico, cogliamo la trasformazione dei discepoli da alcune immagini suggestive: cuori ardenti per le Scritture spiegate da Gesù, occhi aperti nel riconoscerlo e, come culmine, piedi in cammino”.

Partendo dall’inizio del messaggio di papa Francesco per la giornata missionaria il ‘Comitato per le celebrazioni in memoria del beato Tommaso da Tolentino’, con il patrocinio del Comune di Tolentino, invita la cittadinanza all’incontro con il viceprefetto dell’Archivio Apostolico vaticano, Paolo Vian, introdotto da Francesca Bartolacci, docente di Storia dell’Europa Medievale all’Università di Macerata, che svilupperà il tema delle missioni francescane: ‘Attesa escatologica e azione missionaria: i frati minori fra Duecento e Trecento’, sabato 21 ottobre alle ore 17.30 presso il Politeama, con un particolare ricordo di Edmondo Casadidio e di Paolo Cicconofri, profondi studiosi del beato Tommaso da Tolentino.

San Francesco è il primo fondatore di un ordine religioso che dedica un capitolo intero all’apostolato missionario, quello XVI della Regola non bollata e il XII di quella bollata, come ha sottolineato il prof. Alfonso M. Sammut: “E’ altresì risaputo come il Poverello si recò a Damietta nel 1219 e lì riuscì a incontrare il sultano Melek-el-Kamel e come questi lo accolse con grande onore e lo ascoltò con attenzione. Su questo incontro si impronterà lo stile della presenza dei frati tra i saraceni… Dai Luoghi Santi nella terra di Gesù ai Balcani, dalla Siria all’Egitto, dalla Romania all’arcipelago greco e alla capitale dell’impero, i francescani si distinsero per la loro opera indefessa e senza risparmio per la salvaguardia della presenza cattolica in quelle terre.

La presenza dei francescani in quella che oggi è la Turchia precede di oltre duecento anni la conquista ottomana di Costantinopoli nel 1453. Infatti, dopo il suo ritorno da Damietta, Francesco inviò a Costantinopoli, nel 1220, il primo drappello dei suoi frati, capeggiati da un suo fidatissimo discepolo, il beato Benedetto Senegallia di Arezzo che vi piantò la pianticella della famiglia serafica. E quella presenza dagli umili inizi sulle rive del Bosforo non tardò a crescere in un albero robusto che estese lontano i suoi rami e non smise di irradiare la grandezza e lo splendore del nome cristiano in quelle parti d’Oriente”.